Il fiume Biferno
Descrizione
Il corso del fiume Biferno si può definire a regime torrentizio, indicando come le piene siano strettamente correlate al regime delle piogge, condizione questa determinata da diversi elementi, quali affluenti provenienti direttamente dai versanti della valle, scarsa permeabilità dei terreni affioranti e in prevalenza scarsa copertura vegetale, con suoli nudi. Dopo aver attraversato il centro di Bojano e la piana di Bojano, il fiume si incanala in una stretta valle, la valle del Biferno, caratterizzato fino a Oratino da paesaggio essenzialmente franoso. Qui il fiume, costretto a incunearsi fra le rocce, assume carattere impetuoso. Solo verso Guardialfiera la valle si allarga assumendo le caratteristiche del bassopiano. Qui il corso del fiume è sbarrato dalla diga del Liscione che forma l'invaso artificiale del lago di Guardialfiera, attraversato con un viadotto dalla statale Bifernina. Dopo l'invaso, le pendenze diminuiscono fino ad assumere valori prossimi a quelle di base , cioè del mare. La foce è tra Termoli e Campomarino, con una cuspide deltizia molto pronunciata. Il rallentamento idrico nelle foci di pianura, unitamente alla falda idrica posta coincidente al fiume, determina una scarsità di deflusso tali da formare, prima della costa, zone umide acquitrinose; unitamente i fondali bassi dinanzi alla foce consentono alla morfogenesi marina la formazione di dune costiere e conseguenti laghi litoranei. Attualmente il flusso idrico alla foce è molto scarso, e quello sedimentario pressochè nullo, e la foce, così come la zona costiera , sono in forte erosione.
Nei pressi della foce, sia a nord che a sud, si rinvengono residui dunali e praterie salmastre con depresssioni che ospitano laghetti stagionali. I più interessanti per la flora e l'avifauna sono quelli del litorale di Campomarino, subito a sud della foce, costantemente minacciati dalla speculazione edilizia .
Le prede
Regina della foce del Biferno è la spigola, insidiabile sia con lunghe bolognesi armate di bigattino o gamberetto vivo, sia con tecniche di spinning (alba o tramonto). Mormore, ombrine e orate non di taglia sono prede altresì insidiabili con canne da beach ledgering con pasturatore e bigattini, oppure con arenicola, tremolina e americano. La forte presenza di cefali caratterizza la presenza di altri predatori come lecce amia e più rari pesci serra, insidiabili con grossi popper e walk the dog con tecniche di spinning.
Il corso del fiume Biferno si può definire a regime torrentizio, indicando come le piene siano strettamente correlate al regime delle piogge, condizione questa determinata da diversi elementi, quali affluenti provenienti direttamente dai versanti della valle, scarsa permeabilità dei terreni affioranti e in prevalenza scarsa copertura vegetale, con suoli nudi. Dopo aver attraversato il centro di Bojano e la piana di Bojano, il fiume si incanala in una stretta valle, la valle del Biferno, caratterizzato fino a Oratino da paesaggio essenzialmente franoso. Qui il fiume, costretto a incunearsi fra le rocce, assume carattere impetuoso. Solo verso Guardialfiera la valle si allarga assumendo le caratteristiche del bassopiano. Qui il corso del fiume è sbarrato dalla diga del Liscione che forma l'invaso artificiale del lago di Guardialfiera, attraversato con un viadotto dalla statale Bifernina. Dopo l'invaso, le pendenze diminuiscono fino ad assumere valori prossimi a quelle di base , cioè del mare. La foce è tra Termoli e Campomarino, con una cuspide deltizia molto pronunciata. Il rallentamento idrico nelle foci di pianura, unitamente alla falda idrica posta coincidente al fiume, determina una scarsità di deflusso tali da formare, prima della costa, zone umide acquitrinose; unitamente i fondali bassi dinanzi alla foce consentono alla morfogenesi marina la formazione di dune costiere e conseguenti laghi litoranei. Attualmente il flusso idrico alla foce è molto scarso, e quello sedimentario pressochè nullo, e la foce, così come la zona costiera , sono in forte erosione.
Nei pressi della foce, sia a nord che a sud, si rinvengono residui dunali e praterie salmastre con depresssioni che ospitano laghetti stagionali. I più interessanti per la flora e l'avifauna sono quelli del litorale di Campomarino, subito a sud della foce, costantemente minacciati dalla speculazione edilizia .
Le prede
Regina della foce del Biferno è la spigola, insidiabile sia con lunghe bolognesi armate di bigattino o gamberetto vivo, sia con tecniche di spinning (alba o tramonto). Mormore, ombrine e orate non di taglia sono prede altresì insidiabili con canne da beach ledgering con pasturatore e bigattini, oppure con arenicola, tremolina e americano. La forte presenza di cefali caratterizza la presenza di altri predatori come lecce amia e più rari pesci serra, insidiabili con grossi popper e walk the dog con tecniche di spinning.
Il fiume Trigno
Descrizione
Il fiume Trigno, dopo il Biferno è il corso d’acqua più importante per il territorio molisano. Nasce ai piedi di monte Capraro, nei pressi di Vastogiradi, e sfocia nel territorio di Montenero di Bisaccia. I primi 35 km scorrono totalmente in territorio molisano, mentre per altri 45 km segna il confine tra Molise e Abruzzo. Questo primo tratto è anche quello più interessante dal punto di vista storico e naturalistico: le sorgenti sono ad un passo dal tempio sannitico di Pietrabbondante; per un lungo tratto il Trigno costeggia il bosco degli Abeti Soprani della Riserva M.A.B. di Collemeluccio-Montedimezzo; inoltre, il tratturo Lucera-Castel di Sangro lo percorre in vari tratti per attraversarlo nei pressi della cinta di Sant’Onofrio. In Molise, il Trigno raccoglie le acque di numerosi torrenti, quelli del versante sinistro, cioè quelli che ricadono nel territorio della provincia di Isernia, sono il Torrente Sente (proveniente da Agnone), il vallone Fosso del Mulino (proveniente da Vastogiradi), il torrente Verrino (proveniente da Capracotta e lungo 22 km).
Nel cammino iniziale il fiume ha un corso tranquillo, ma nei pressi di Chiauci assume carattere impetuoso e prima dei lavori per la costruzione della diga numerose erano le cascate e le forre attraversate dal corso d’acqua, in particolare quella in località Foce che toccava i 60 metri.
Lungo le sue sponde, il Trigno è con la sua folta vegetazione - fatta di salici, pioppi, maggiociondoli, cerri e abeti - l’habitat ideale per aironi, germani reali, cenerini e nitticore. Nella fauna acquatica si annoverano trote e gamberi.
Le prede
Anche per la foce del Trigno la regina è la spigola, insidiabile a galleggiante con bigattini o gamberetti vivi, oppure con tutte le tecniche di spinning. Più forte la presenza dell'orata, anche di taglia, insidiabile con grossi bocconi di americano a fondo con piombo scorrevole. Sempre a fondo è possibile insidiare gallinelle, mormore e triglie. Da evitare dopo le piogge a causa della grande quantità di rami e materiali portati dalla corrente ce rendono difficile e pericolosa l'azione di pesca.
Il fiume Trigno, dopo il Biferno è il corso d’acqua più importante per il territorio molisano. Nasce ai piedi di monte Capraro, nei pressi di Vastogiradi, e sfocia nel territorio di Montenero di Bisaccia. I primi 35 km scorrono totalmente in territorio molisano, mentre per altri 45 km segna il confine tra Molise e Abruzzo. Questo primo tratto è anche quello più interessante dal punto di vista storico e naturalistico: le sorgenti sono ad un passo dal tempio sannitico di Pietrabbondante; per un lungo tratto il Trigno costeggia il bosco degli Abeti Soprani della Riserva M.A.B. di Collemeluccio-Montedimezzo; inoltre, il tratturo Lucera-Castel di Sangro lo percorre in vari tratti per attraversarlo nei pressi della cinta di Sant’Onofrio. In Molise, il Trigno raccoglie le acque di numerosi torrenti, quelli del versante sinistro, cioè quelli che ricadono nel territorio della provincia di Isernia, sono il Torrente Sente (proveniente da Agnone), il vallone Fosso del Mulino (proveniente da Vastogiradi), il torrente Verrino (proveniente da Capracotta e lungo 22 km).
Nel cammino iniziale il fiume ha un corso tranquillo, ma nei pressi di Chiauci assume carattere impetuoso e prima dei lavori per la costruzione della diga numerose erano le cascate e le forre attraversate dal corso d’acqua, in particolare quella in località Foce che toccava i 60 metri.
Lungo le sue sponde, il Trigno è con la sua folta vegetazione - fatta di salici, pioppi, maggiociondoli, cerri e abeti - l’habitat ideale per aironi, germani reali, cenerini e nitticore. Nella fauna acquatica si annoverano trote e gamberi.
Le prede
Anche per la foce del Trigno la regina è la spigola, insidiabile a galleggiante con bigattini o gamberetti vivi, oppure con tutte le tecniche di spinning. Più forte la presenza dell'orata, anche di taglia, insidiabile con grossi bocconi di americano a fondo con piombo scorrevole. Sempre a fondo è possibile insidiare gallinelle, mormore e triglie. Da evitare dopo le piogge a causa della grande quantità di rami e materiali portati dalla corrente ce rendono difficile e pericolosa l'azione di pesca.
L'inquinamento
Entrambi le foci, purtroppo, sono caratterizzate dalla forte presenza di rifiuti di tutti i generi a causa del disinteresse dei comuni e degli enti che dovrebbero bonificare e vigilare sulle zone. Grazie ai prelievi annuali da parte di Goletta verde entrambe le foci risultano inquinate come pure risulta dilagante il consumo di suolo. Le Amministrazioni locali, troppo spesso, restano a guardare sottovaluntando un problema serio come quello della mancata depurazione degli scarichi e non considerando che le acque dei fiumi finiscono in mare, mettendo a rischio la salute dei cittadini.